L’ambiente costiero, interfaccia mobile fra il dominio marino e quello continentale, possiede una dinamica geologica rilevante: questa mobilità ha ricadute significative sugli insediamenti antropici, anche se l’uomo si è saputo adattare alla continua evoluzione dell’ambiente, giungendo oggi ad interferire, anche a livello globale, con tali mutamenti. Questi problemi richiedono una conoscenza scientifica, il più possibile di carattere multidisciplinare, per apprezzare hazard e vulnerabilità per la previsione e mitigazione del rischio, per giungere, anche per le zone costiere, a proposte di gestione integrata. Il Mediterraneo, per il suo semi-isolamento rispetto agli oceani e per la sua storia geologica recente, può essere considerato, per molti aspetti, un modello a scala intermedia, per comprendere le attuali modifiche degli ecosistemi e degli ambienti fisici, per meglio prevedere le vicende del prossimo futuro. L’attualità di tali questioni ha suggerito alle Istituzioni proponenti di organizzare un convegno che, nel quadro delle finalità scientifiche della Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario (AIQUA), faccia il punto sui problemi relativi alla evoluzione della fascia costiera del Mediterraneo, vista attraverso l’analisi dei processi geologici del recente passato e/o di quelli ancora in corso. È infatti chiaro che solo un esame attento di queste vicende può consentirci di prevedere in modo appropriato il futuro prossimo della vasta area perimediterranea da cui, direttamente o indirettamente, dipende il futuro di centinaia di milioni di persone. In relazione a tutto ciò il convegno che si tiene a Napoli il 19, 20 e 21 giugno del 2013, presso la l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, intende fare il punto sulle problematiche che riguardano I rapporti terra-mare, con particolare attenzione al controllo esercitato dai cambiamenti climatici, documentati dalle variazioni delle linee di riva e datati attraverso le classiche metodologie analitiche che vanno dalla biostratigrafia alla ciclostratigrafia, dalle misure isotopiche a quelle radiometriche. Altri temi sono relativi alla pericolosità dei processi naturali, con particolare riguardo all’impatto di processi “catastrofici”, di durata geologicamente breve (sismicità, vulcanismo, tsunami, etc.) o di impatto diluito nel tempo (variazioni climatiche e loro influenza su ambienti ed ecosistemi, mutamenti delle linee di riva, etc.), pur senza tralasciare argomenti di grande interesse socioeconomico quali il monitoraggio degli ecosistemi marini costieri e l’oceanografia. Bruno D’Argenio
Pubblicato: 09-02-2024