L’eruzione immaginaria. Un’indagine sulla rappresentazione del rischio vulcanico nella fantasia dei bambini

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Romano Camassi
Emanuela Ercolani
Vera Pessina
Micol Todesco
Rosella Nave

Abstract

Da molto tempo il rischio vulcanico è al centro di progetti di divulgazione scientifica, particolarmente in area napoletana, dove l’Osservatorio Vesuviano ha sempre promosso numerose iniziative dedicate all’informazione su pericolosità e rischio vulcanico. In particolare sono state realizzate iniziative formative nelle scuole, sviluppate in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile, e attività mirate a raggiungere la popolazione più in generale attraverso le visite guidate al Museo della sede storica, oppure con incontri pubblici, mostre, workshops, ecc. organizzati in collaborazione con la Città della Scienza e altri Enti locali. Dal 2005 questa attività formativa si è arricchita attraverso il progetto EDURISK, un’iniziativa più propriamente dedicata all’educazione al rischio sismico e vulcanico nelle scuole, con la realizzazione di corsi di formazione per gli insegnanti. Una delle esperienze più interessanti sviluppate dal progetto EDURISK, è stata la realizzazione nell’anno scolastico 2017­2018 di un’indagine sull’immaginario di bambini e ragazzi sul rischio vulcanico, con l’obiettivo di individuare, attraverso un’attività creativa ­ l’invenzione di una storia in ambiente vulcanico ­ come percepiscono il contesto vulcanico in cui vivono, come immaginano che possa verificarsi un’eruzione e quale potrebbe essere la loro capacità di risposta. L’indagine è stata realizzata in 23 classi di scuola primaria e secondaria di I grado di Istituti Comprensivi di area vesuviana (Ercolano, Scafati, Torre del Greco) e flegrea (Marano di Napoli, Pozzuoli, Quarto), coinvolgendo complessivamente circa 500 bambini fra gli 8 e i 12 anni. Fra i tanti temi emersi, tre sono fondamentali. In area flegrea la percezione di vivere ‘dentro’ un vulcano è praticamente assente: è pertanto indispensabile attivare percorsi di conoscenza del territorio in cui si vive; per i bambini il passaggio dalla comparsa dei precursori e l’eruzione vera e propria è istantaneo: mancano quindi conoscenze scientifiche specifiche, compresa l’incertezza sulla possibile evoluzione dei fenomeni; infine in caso di eruzione i bambini pensano di doversi salvare da soli: nelle loro storie non esistono istituzioni, un sistema organizzato di protezione civile e di gestione dell’emergenza: è quindi indispensabile e urgente un lavoro educativo sul riconoscimento delle risorse della comunità e di ricostruzione della fiducia fra cittadini e istituzioni.

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