Le ceneri distali dell’eruzione del Vesuvio del marzo 1944 raccolte a Devoli (Albania)

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Elena Cubellis
Aldo Marturano
Lucia Pappalardo

Abstract

Le ceneri distali dell’eruzione del Vesuvio del marzo 1944 raccolte a Devoli (Albania) lle soglie del 70esimo anniversario dell’eruzione del Vesuvio del marzo 1944, viene donato agli autori il campione delle ceneri del Vesuvio raccolte dal Prof. Antonio Lazzari nella notte tra il 22 e il 23 marzo del 1944 a Devoli (attuale Berat, Albania) mentre era impegnato in ricerche petrolifere presso il Cantiere dell’AIPA (Azienda Italiana Petroli Albania). Tale campione, “gelosamente” custodito dal Prof. Ludovico Brancaccio, suo allievo, viene consegnato agli autori, per l’approfondimento degli studi sull’evento, nella fase di raccolta delle testimonianze sull’eruzione del 1944, pubblicate in un volume edito dall’Osservatorio VesuvianoINGV nel 2010, a cura di Elena Cubellis e Aldo Marturano. La cenere vulcanica raccolta in Albania è stata attribuita alla fase più violenta dell’eruzione (l’eruzione iniziò il 18 marzo e fu dichiarata conclusa il 7 Aprile), definita dall’allora Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe Imbò, fase delle esplosioni miste, che iniziò alle ore 12 circa del 22 marzo e proseguì per circa 24 ore. A causa della scarsità di depositi sia prossimali che distali, la descrizione di Imbò rimane la principale fonte per lo studio di questa fase dell’eruzione. Pertanto il campione di cenere vulcanica analizzato nel presente studio riveste una particolare rilevanza, essendo la facies più distale finora esaminata. La cenere è stata sottoposta ad analisi di laboratorio geochimiche e tessiturali e I risultati, confrontati con I dati disponibili sulle altre fasi dell’eruzione, hanno permesso di formulare un’ipotesi sui meccanismi che causarono un repentino aumento del grado di esplosività dell’eruzione. In particolare, I dati ottenuti hanno evidenziato un rapido aumento dell’altezza della colonna eruttiva, che raggiunse, probabilmente, una quota maggiore (~ 10 km) di quanto riportato dalle fonti contemporanee. Tali risultati hanno importanti implicazioni sul rischio vulcanico; infatti, se un simile scenario dovesse ripetersi in futuro, gli effetti sul territorio, oggi fortemente urbanizzato, potrebbero essere critici.

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