Il presente rapporto tecnico descrive l’esperimento di acquisizione dati sismici realizzato con una rete di stazioni mobili ad alta dinamica nell’area dell’Appennino Centrale comprendente il Lazio meridionale, la valle Roveto e l’alta valle del Sangro nella regione Abruzzo, e la provincia d’Isernia nel Molise. La rete è stata installata nell’ambito del progetto di ricerca “Sismicità dell’area tra Lazio, Abruzzo e Molise”, denominato SLAM. Il progetto SLAM prosegue ed estende ad un’area più vasta lo studio della sismicità di fondo e di sequenze sismiche avvenute di recente nella regione, quali quelle di Campoli Appennino nella provincia di Frosinone (ottobre 2009 e maggio 2011) e di Montaquila nella provincia di Isernia (maggio 2010). La ricerca prevede innanzitutto la localizzazione precisa degli eventi sismici integrando i dati della rete nazionale dell’INGV con quelli delle reti regionali dell’Abruzzo [De Luca, 2011; De Luca et al., 2009] e del Molise [Del Pinto et al., 2011], e della rete temporanea nel periodo di operatività. Questa integrazione, unitamente alla definizione di un modello di velocità regionale, permette di aumentare il numero e migliorare la qualità delle localizzazioni ipocentrali con conseguente migliore caratterizzazione della sismotettonica dell’area in esame [Frepoli et al., 2011; Maggi et al., 2009]. Obiettivi dello studio sono inoltre la (ri)determinazione della magnitudo locale (ML), l’analisi del b-value , il calcolo dei meccanismi focali con il metodo dei primi arrivi e la determinazione del campo di stress [Frepoli et al., 2010]. L’intervallo temporale preso in considerazione per tali analisi comprende gli anni dal 2009 al 2013. L’area d’interesse si estende tra 41.0 e 42.2 gradi di latitudine nord e tra 12.6 e 14.8 gradi di longitudine est. L’esperimento di sismica passiva è durato per circa 19 mesi, da novembre 2011 a maggio 2013. La strumentazione sismometrica utilizzata è stata fornita dalla Rete Sismica Mobile (Re.Mo.) del Centro Nazionale Terremoti (CNT). In caso di terremoti di rilievo o per specifici studi sulla sismicità e dell’interno terrestre, questa struttura del nostro Istituto rappresenta uno strumento fondamentale per l’installazione di reti sismiche temporanee ad integrazione ed ottimizzazione del monitoraggio sismico derivante dalle stazioni permanenti presenti sul territorio locale [Moretti et al., 2010]. Nel corso della campagna è stata registrata una cospicua attività sismica, inclusa, in particolare, la sequenza di terremoti occorsa tra febbraio ed aprile 2013 nell’area circostante la città di Sora, sul bordo sud-orientale dei Monti Ernici. I primi risultati riguardanti tale sequenza, caratterizzata dalla forte scossa del 16 febbraio di magnitudo ML 4.8, sono presentati nel paragrafo 3. 1. Inquadramento geologico e sismotettonica dell’area L’area in studio si estende dalla Piana del Fucino, a nord, alla costa tirrenica della provincia di Latina e porzione settentrionale della provincia di Caserta, a sud, e dai monti del Matese – monti dei Frentani, ad est, sino al complesso dei Colli Albani ad ovest (Figura 1). Essa comprende quindi la catena dell’Appennino centrale tra il Lazio meridionale e l’Abruzzo e tra la Campania settentrionale e il Molise. La dorsale appenninica si è sviluppata durante il Neogene ed il Quaternario come risultato del processo geodinamico che ha coinvolto l’apertura del bacino tirrenico e la subduzione verso ovest della placca Adriatica [e.g. Amato et al., 1993; Cimini and Marchetti, 2006]. Nella regione, la complessa evoluzione del sistema Tirreno-Appennino ha portato alla sovrapposizione di due maggiori lineamenti tettonici. Il primo è dato dall’allineamento degli apparati vulcanici dei Colli Albani, degli Ernici e di Roccamonfina lungo la fascia peri-tirrenica in direzione NW-SE, con attività eruttiva dagli 800 ai 36 mila anni [Serri et al., 1993]. Il secondo è dato dal grande lineamento N-S, noto in letteratura come “linea Olevano-Antrodoco” [Parotto and Praturlon, 1975], che separa da un punto di vista geologico l’Appennino settentrionale, caratterizzato dalla cosiddetta “sequenza pelagica umbro-marchigiana”, da quello centro-meridionale con la sequenza di piattaforma carbonatica nota in letteratura come “piattaforma carbonatica laziale-abruzzese”. La sismotettonica di questa porzione della catena è dominata in generale da un regime di sforzi nella struttura crostale che è di tipo estensivo, con la formazione di faglie normali orientate NW-SE [Montone et al., 2004; Figura 1]. Queste faglie, e le strutture secondarie ad esse associate, si ritiene siano responsabili sia dei grandi terremoti storici che della diffusa attività sismica che oggi si rileva con le reti strumentali. Il catalogo dei forti terremoti storici riporta diversi eventi significativi, spesso molto distruttivi e per la maggior parte concentrati nell’area dell’asse principale della catena montuosa (Figura 2). Gli eventi di cui si hanno le testimonianze storiche più rilevanti sono quelli del 9 settembre 1349 nell’area tra il Lazio meridionale e il Molise, del dicembre 1456 nell’Appennino meridionale inclusa l’area del Massiccio del Matese, del 23 luglio 1654 nell’area tra Lazio meridionale e Abruzzo, del 26 luglio 1805 nell’area di Boiano nel Matese settentrionale, e del 13 gennaio 1915 nella Marsica. Nel caso dell’evento del 1349, un recente studio di paelosismologia e archeosismologia [Galli and Naso, 2009] ha consentito di individuarne la probabile

Published: 2024-02-13

Studio della Sismicità nell’area tra Lazio, Abruzzo e Molise – L’esperimento di sismica passiva del progetto SLAM

Giovanni Battista Cimini, Alberto Frepoli, Gaetano De Luca, Nicola Mauro Pagliuca, Alessandro Marchetti, Edoardo Giandomenico

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