Questo report vuole descrivere la campagna di misure svoltasi a Lipari a fine giugno 2013 nel quadro delle attività di calibrazione del sensore iperspettrale aereo utilizzato all’interno del progetto ASI-AGI. La campagna di misura è stata condotta da una collaborazione tra personale INGV e da personale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Informazioni generali Cenni sul progetto ASI-AGI L’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) sta finanziando lo sviluppo di una missione iperspettrale nazionale denominata PRISMA, PRecursore IperSPettrale della Missione Applicativa, un sistema di osservazione della terra con strumentazione elettro-ottica di tipo innovativo, che integra un sensore iperspettrale con una camera pancromatica a media risoluzione (maggiori dettagli possono essere trovati al sito dell’ASI http://www.asi.it/it/attivita/osservazione_terra/prisma). Nell’ambito di questa missione, il progetto ASI-AGI, Analisi Sistemi Iperspettrali per le applicazioni Geofisiche Integrate, coordinato dall’INGV, ha come obiettivo il miglioramento della comprensione a livello scientifico di alcuni fenomeni naturali quali le eruzioni vulcaniche, l’attività tettonica e gli incendi. Inoltre il progetto vuole sviluppare tecniche innovative finalizzate ad ottimizzare le capacità della camera iperspettrale e le caratteristiche geometriche della camera pancromatica. Il progetto ha avuto inizio nel 2011 e avrà una durata di 4 anni. Partner dell’INGV in questo progetto sono il Dipartimento di Ingegneria MEccanica e Civile dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (DIMEC-UNIMORE) e il Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo (CGIAM). Scopo della campagna di misure Obiettivo della missione è stato quello di raccogliere dati di verità a terra per la calibrazione di dati acquisiti da aereo. La campagna di misura si è svolta dal 27 al 29 giugno 2013, in concomitanza con il passaggio del satellite Terra della NASA con a bordo il sensore Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection Radiometer (ASTER) e del un volo aereo con il sensore iperspettrale IPERGEO. I dati raccolti saranno utilizzati per effettuare una comparazione tra le misure eseguite dal sensore aereo e quelle in situ. La calibrazione dei dati aerei sarà a cura del Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo (CGIAM). Breve storia geologica dell’isola di Lipari L’isola di Lipari si trova nella parte meridionale dell’arcipelago eoliano, al di sopra dell’isola di Vulcano. Come tutte le isole dell’arcipelago, anch’essa è di origine vulcanica e si presenta montuosa e frastagliata. Proprio a seguito dell’interesse vulcanico di tutto l’arcipelago, avendo già effettuato campagne di misura nelle altre isole dell’arcipelago eoliano ed avendo quindi un buon database di misure, è stata scelta l’isola di Lipari in quanto offre due siti di interesse per la raccolta e la calibrazione dei dati: le cave di pomice e la riserva idrica di Monte Sant’Angelo. La storia dell’attività vulcanica di Lipari ha inizio più di 200.000 anni fa, si è protratta fino al VI secolo d. C. e sebbene non ci siano state recenti eruzioni, l’isola può essere considerata ancora attiva. Le esplosioni dell’ultime eruzioni (circa 1.600 anni fa) generarono uno strato di sette metri di pomici. Dopo le esplosioni, lava molto viscosa, fuoriuscita dal vulcano, si fermò sullo sbocco eruttivo senza riuscire a scorrere. Questa occlusione determinò forti esplosioni che frammentarono il blocco di lava, scagliando tutto intorno pezzi di ossidiana. Una volta riaperta la bocca eruttiva, riprese la lenta emissione di lava e la colata si mosse per un breve tratto grazie al pendio, assumendo una forma lobata. Contemporaneamente, cominciarono le eruzioni di Monte Pilato, nella parte nord-orientale dell’isola, con esplosioni ed emissioni di una grande quantità di pomici che si accumularono formando un cono. Il punto di emissione si spostò poi leggermente verso Sud, distruggendo un lato del cono di pomici. Il cratere aveva un diametro di circa 1 km ed era bordato da un accumulo di pomici che raggiunse in breve tempo l’altezza di circa 450 m s.l.m. Le cave di pomice di Campobianco e Acquacalda tagliano e, per ora, mettono in evidenza la struttura interna del cono (Figura 1).

Published: 2024-02-12