Il laser scanning è una tecnologia ormai ampiamente diffusa sia nell’ambito della ricerca che in quello professionale. Esistono gamme estremamente differenti di strumenti ma tutti sono accumunati dalla possibilità di fornire, in tempi rapidi e con grande accuratezza e dettaglio, densi insiemi di punti le cui coordinate sono misurate nell’ambito di ogni singola scansione [Sgrenzaroli e Vassena, 2007]. In linea generale è possibile affermare che questa tipologia di strumenti è caratterizzata dalla capacità di inviare segnali laser secondo una griglia angolare calibrata e di investire cosi interamente una superficie fisica di interesse. Per ogni direzione di invio il sensore misura il tempo impiegato dal segnale nel tragitto stumentooggetto-strumento da cui è immediato il calcolo della distanza e, noti gli angoli di invio, è altresì immediato collocare in modo preciso il punto investito dal raggio laser nello spazio 3D. Si tratta di un sistema di riferimento relativo il cui centro è il centro strumentale e che può essere poi in un secondo tempo rototraslato in sistemi esterni di qualsivoglia tipo [Rinaudo, 2003]. Di fatto, l’acquisizione è una vera e propria scansione secondo linee orizzontali e verticali ognuna consistente in un insieme di punti misurati/calcolati in modo ordinato in base al principio meccanico e ottico di funzionamento dello specifico strumento: si tratta di meccanismi ad alta precisione realizzati per deflettere il raggio laser secondo, appunto, una griglia angolare calibrata e regolare che, in caso di misura effettuata da una posizione più o meno frontale, permette di ottenere una nuvola di punti caratterizzata da un passo di campionamento pressoché costante su tutta l’area scansita. Questo tipo di rilievo, cui si rimanda il lettore alla ampia bibliografia, risente delle condizioni atmosferiche e degli ostacoli fisici che possono letteralmente occludere l’area da osservare creando delle zone d’ombra (o gap) nella nuvola di punti. Per questo motivo, nella programmazione dei rilievi sia terrestri che da piattaforma mobile (terrestre o aerea) di aree fortemente vegetate si prediligono i mesi invernali al fine di limitare al massimo gli effetti negativi causati dalla presenza di tali ostacoli naturali. Questo lavoro, che nasce dalle esperienze di rilievo e lavoro effettuate nell’ambito di una tesi di laurea magistrale, frutto della collaborazione tra INGV ed il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Ateneo di Bologna, mostra l’impiego della tecnologia Optech ILRIS ER [Optech, 2006] nel rilievo e analisi di un affioramento roccioso nell’Appennino bolognese, al fine di una completa caratterizzazione morfologica e geomeccanica dello stesso. L’idea è stata quella di realizzare uno studio geomeccanico avvalendosi non soltanto delle misurazioni classiche in situ (acquisite scendendo in corda sulla parete) ma anche navigando virtualmente nelle nuvole di punti ed estraendo i parametri necessari al fine di una migliore comprensione fisico-meccanica dell’ammasso roccioso. L’oggetto di studio si trova nel basso Appennino Emiliano, appena oltrepassata la frazione di Pioppe di Vergato e appare come un affioramento in roccia isolato, dall’aspetto massivo. Su questo elemento paesaggistico si è focalizzato lo studio, in previsione dell’allestimento di una “palestra di roccia” per la pratica dell’arrampicata sportiva e in particolare del Paraclimbing (www.federclimb.it). Le condizioni di sicurezza per gli arrampicatori, ed in particolare per quelli portatori di handicap, devono essere esaminate con particolare attenzione, ragion per cui sono stati effettuati rilievi geomeccanici in situ, rilievi terrestrial laser scanning (TLS) ed analisi cinematiche per fornire indicazioni e dati su cui basare eventuali valutazioni del rischi geomorfologico per l’arrampicata sportiva [Motta et al., 2009]. L’utilizzo del TLS ha fornito la restituzione sia delle nuvole di punti che di un modello digitale del terreno (DTM) sul quale è stato possibile effettuare osservazioni generali dell’ammasso e comparative con i dati provenienti dal rilievo geomeccanico in situ, per quanto riguarda la giacitura delle discontinuità ed il loro raggruppamento in famiglie. Inoltre l’analisi del modello digitale ha permesso di visualizzare e successivamente quantificare i parametri di spaziatura e persistenza delle famiglie presenti nell’ammasso roccioso, parametri in questo caso difficilmente determinabili con le tecniche standard di rilievo.

Published: 2024-02-12