La catena del Pollino è una morfostruttura con direzione N120° formata da rocce carbonatiche del mesozoico collocata geograficamente al confine tra Lucania e Calabria; infatti il confine calabro lucano separa le strutture sedimentarie dell’Appennino meridionale dalle unità metamorfiche dell’arco calabro (fig. 3). L’area del Pollino è da tempo nota in letteratura per l’assenza di forti terremoti storici (M>6.0) [Rovida et al., 2011] che caratterizzano invece la fascia di sismicità che segue le massime elevazioni dell’Appennino meridionale e la Calabria [D’Agostino et al., 2011]. Questa caratteristica, insieme alle evidenze paleosismologiche di tettonica attiva, ha suggerito che quest’area costituisse quindi un “gap” sismico [Cinti et al., 1997; Michetti et al., 1997] in cui la deformazione accumulata non è stata rilasciata in tempi sufficientemente prossimi a noi per essere conservata nei documenti storici. Studi più recenti [Sabadini et al., 2009] hanno proposto, sulla base di dati InSAR e misure episodiche GPS, un comportamento per creeping transiente della faglia del Pollino con velocità di slip localmente maggiori della sua velocità (geologica) a lungo-termine. Da tutto ciò la necessità di avere a disposizione dati GPS in continuo con l’obiettivo di verificare l’ipotesi di comportamento a regime transiente della faglia del Pollino, definirne lo stato di deformazione ed analizzarne le implicazioni in termini di potenziale sismico.

Published: 2022-01-12

Progetto di infittimento della rete permanente GPS RING nell’area del Pollino (Basilicata-Calabria)

Luigi Zarrilli, Antonio Avallone, Vincenzo Cardinale, Gianpaolo Cecere, Nicola D'Agostino, Ciriaco D'Ambrosio, Giovanni De Luca, Franco Migliari, Felice Minichiello, Raffaele Moschillo, Giulio Selvaggi

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