Gestione dei dilatometri installati in pozzi profondi all’Etna
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Abstract
In ambiente vulcanico, al fine di monitorare e studiare l’azione delle sorgenti, è di fondamentale importanza riuscire a misurare con estrema precisione l’espansione/contrazione del mezzo. Questo è ottenibile attraverso l’utilizzo di strumenti noti come borehole strainmeters (o dilatometri da pozzo). Lo strumento di base è da un punto di vista teorico abbastanza semplice. Consiste di un tubo cilindrico, al suo interno riempito di specifico fluido (solitamente olio di silicone), da installare in un foro appositamente trivellato ponendolo in contatto con le pareti rocciose del foro attraverso l’utilizzo di cementi ad espansione, che consentono un perfetto accoppiamento strumento-mezzo. La variazione di livello del fluido indotta dalla variazione dello strain nel mezzo circostante è quindi misurata con estrema precisione attraverso un apposito sensore. I dilatometri da pozzo sono gli strumenti più sensibili alle variazioni dello stato degli sforzi finora realizzati a fini geofisici (sensibilità nominale δV/V fino a 10-12). La tipologia di strumentazione utilizzata nelle installazioni all’Etna è quella nota come Sacks-Evertson borehole strainmeters (o dilatometers) [Sackset al., 1971]. Le principali caratteristiche tecniche della strumentazione sono riportate in tabella 1. Glistrainmeters e l’elettronica di controllo sono prodotti dal Department of Terrestrial Magnetism (DTM) delCarnegie Institution di Washington. I colleghi del DTM sono presenti alle fasi finali d’installazione e di avvio dell’operatività strumentale.
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